Carlo Collodi, Enrico Baroni e Sergio Segio | 24 novembre

NACQUEROCARLO COLLODI

(Firenze, 24 novembre 1826 – Firenze, 26 ottobre 1890)
Oggi ricorre il 191° anniversario della nascita di Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini (a sx), divenuto celebre in quanto autore del personaggio di Pinocchio.
Quest’ultimo, protagonista di uno dei classici della letteratura italiana e mondiale per ragazzi, fece la sua prima comparsa nel 1881 sul Giornale per i bambini, un supplemento del quotidiano Il Fanfulla.
Inizialmente, le avventure di Pinocchio avrebbero dovuto svolgersi nell’arco di otto puntate, per poi concludersi nell’ultimo episodio, intitolato Continuazione e fine, con l’impiccagione del piccolo burattino.
La svogliatezza di Collodi nel dare un prosieguo al racconto fu, tuttavia, contrastata dalle proteste dei suoi giovani lettori, che lo convinsero a modificare il tragico finale in quello che adesso tutti noi conosciamo (dove Pinocchio diventa un bambino in carne ed ossa), e a continuare così la redazione della favola.
Lo scrittore toscano coniugò l’attività letteraria con il proprio spirito patriottico, che lo portarono ad arruolarsi nelle fila dell’esercito toscano in occasione della prima guerra d’indipendenza italiana del 1848, e in quelle piemontesi nel corso del successivo conflitto risorgimentale del 1859.

 

NATI IERI… ENRICO BARONI 

(Firenze, 24 novembre 1892 – Mare Mediterraneo, 28 giugno 1940)
Concittadino di Collodi, Enrico Baroni (a dx) figura tra quei tanti nomi sfuggiti alla memoria storica, condividendo la stessa sorte di innumerevoli soldati, e non, periti durante la seconda guerra mondiale. 
Dopo che il 10 giugno 1940 l’Italia aveva dichiarato guerra al Regno Unito e alla Francia, il Comando Supremo italiano decise di trasferire via mare un’unità anti-carro in Cirenaica.
Questo compito fu assegnato al convoglio Espero, costituito da tre cacciatorpediniere, sotto il comando del capitano di vascello Baroni, che poteva contare su circa 200 soldati.
La flottiglia salpò dal porto di Taranto nella tarda serata del 27 giugno, in direzione Tobruk, ma fu intercettata a 80 km ad ovest di Zante da una divisione di incrociatori britannici, impegnati nella scorta di tre convogli diretti verso Alessandria d’Egitto.
Alle 18:59 del 28 giugno, gli incrociatori inglesi iniziarono a sparare le prime bordate contro la squadriglia italiana. 
Il capitano Baroni, consapevole della situazione d’inferiorità, ordinò ai suoi uomini dell’Espero di proseguire a zig zag per nascondere alla vista dei nemici le altre due unità, lo Zeffiro e l’Ostro, grazie all’impiego delle cortine fumogene.
Alle 20:40,  dopo quasi due ore di combattimento e 5000 colpi sparati dagli inglesi, Enrico Baroni affondò cavallerescamente assieme a 150 uomini e all’Espero, che sparò proiettili fino a quando gli fu possibile, permettendo, in tal modo, alle altre due navi italiane di fuggire e giungere a destinazione.
In quel che fu il primo scontro marittimo della WWII tra la Royal Navy e la Regia Marina, la sconfitta tattica, solo parzialmente alleviata dal successo strategico di Baroni, impartì una dura lezione agli italiani riguardo la necessità di una sorveglianza aerea ben pianificata.
Il sacrificio di Enrico Baroni fu premiato con l’assegnazione postuma della Medaglia d’Oro al Valor Militare.

NATI OGGI… SERGIO SEGIO

(Pola, 24 novembre 1955)
Risultati immagini per sergio segioSergio Segio (a dx), anche conosciuto come Comandante Sirio, è un ex-terrorista italiano che militò tra le fila di Prima linea, un’organizzazione armata di estrema sinistra attiva durante gli anni di piombo.
Egli fu l’esecutore materiale degli omicidi dei magistrati Emilio Alessandrini e Guido Galli, assassinati rispettivamente il 29 gennaio 1979 e il 19 marzo 1980.
Dopo essere stato arrestato nel 1983, al termine della lotta armata, Segio fu al centro di importanti maxi-processi e dichiarato colpevole di differenti capi d’accusa, che si estinsero con la sua scarcerazione nel 2004, grazie alla riduzione della pena a 30 anni di carcere rispetto all’orignario ergastolo, e avendo usufruito successivamente di vari regimi di semilibertà.
L’ex-militante non ha mai rinnegato la propria fede ideologica e collabora, fin dalla sua carcerazione, con diverse associazioni contro la pena di morte e la tortura, occupandosi principalmente di difendere i diritti dei detenuti e di favorire il loro reinserimento sociale al termine del periodo di detenzione.

 

 

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